Razionalmente ignoranti

Dal 1987 esiste, in Italia, la UAAR, Unione degli Atei ed Agnostici Razionalisti. Lo scopo dell’associazione, il cui comitato direttivo è composta, tra gli altri, da Margherita Hack, Piergiorgio Odifreddi e Sergio Staino, è promuovere la conoscenza delle teorie atee ed agnostiche, sostenere il confronto tra le varie visioni del mondo e opporsi fermamente ad ogni intolleranza e discriminazione.

L’associazione raccoglie tutti quelli che non credono nell’esistenza di Dio, o che più prudentemente lasciano la questione aperta, e che qualificano la propria scelta come razionale.
È proprio quest’ultimo termine a sollevare qualche perplessità. Sul sito è possibile leggere che “l’aggettivo razionalisti, riferito sia agli atei sia agli agnostici, intende esprimere anzitutto la fiducia nella ragione come termine di riferimento fra gli uomini”.
Gli uomini dunque si confrontano razionalmente, o almeno dovrebbero farlo. E soprattutto discutono: l’UAAR non può accettare tra i suoi membri chi crede “in entità e o influssi che si sottraggono in linea di principio all’indagine razionale” in quanto, appunto, con essi sarebbe impossibile una discussione razionale su questi temi.

Non vi è dubbio che, da un punto di vista razionale, si possa tranquillamente essere agnostici, e forse lo si deve, dal momento che tutte le dimostrazioni di Dio sono tutt’altro che solide e definitive. E per quanto riguarda l’ateismo?
L’assenza di una prova non può costituire prova dell’assenza, anche se può certamente costituire un valido indizio: ammettere in casi simili la non esistenza può essere razionale, in quanto innanzitutto ragionevole.
Rimane tuttavia la sensazione che, su questo punto, si sia in parte mancato il bersaglio. Dio sembra essere ridotto ad una semplice tesi indimostrata, indimostrabile e, soprattutto, non discutibile, e quindi irrazionale.
Ma Dio è anche un atteggiamento, una condizione umana di fede nell’indimostrabile. In questa accezione, Dio è anche presente nei membri dell’UAAR: essi hanno infatti fiducia nella ragione, una fiducia difficilmente argomentabile e dimostrabile.
Per quanto l’UAAR non intenda “negare o sottovalutare altri aspetti della condizione umana, quale l’emotività, pena il cadere nell’irragionevolezza”, su questo punto maggiore chiarezza da parte di una associazione che “si qualifica sul piano filosofico” non guasterebbe.

14 commenti su “Razionalmente ignoranti

  1. Senza andare a riprendere la insondabile questione di dio per cui si potrebbe anche semplicemente ripetere l’aforisma “come fa il contenuto a comprendere il contenitore”, ma questi signori e signore, ovviamente, che si pensano così eccellenti ed elevati da poter affermare di non credere in tutto ciò che è indimostrabile, per cui entità e influssi, allora nei confronti dell’arte come si pongono? L’influsso artistico dunque non ha valenza? Ed estetica che faceva rima con etica una volta, e forse oggi ancora, è magari il frutto di malsani vaneggiamenti? Mah, questi razionalisti a oltranza mi lasciano molto perplessa! Ghat

  2. A rispondere dovrebbero essere loro, i “razionalisti a oltranza”, non io.
    Comunque l’arte è una attività anche terribilmente razionale, infatti esistono le accademie e i conservatori: se dipingere o comporre fossero solo questione di ispirazione, tutte queste realtà non esisterebbero.
    Lo stesso vale per l’estetica e l’etica: si possono fare molti discorsi razionali in proposito.

    I signori e le signore dell’UAAR non intendono “negare o sottovalutare altri aspetti della condizione umana”, e non sono scientisti: la scienza non è tutto e, soprattutto, non è una nuova religione.

    Sono semplicemente persone che non credono o, come ho cercato di mostrare con il mio articolo, credono in qualcosa di diverso.

    Da un punto di vista sociale e politico, credo infine che in Italia ci vorrebbe più UAAR e meno CEI. Ma questa è una opinione personale.

  3. Tralasciando l’esistenza del buontempone che ha commentato al mio posto (la rete è fatta così e i dementi si divertono con simili inezie), naturalmente dissento su tutta la linea.
    Prima di tutto l’indimostrabilità dell’esistenza di Dio è implicita nello stesso concetto di Dio, quindi affermare che ciò giustifichi razionalmente una posizione di pregiudizio negativo è contraddittorio. Su Dio manca semplicemente il punto di vista ma non perché questo non ci sia, bensì perché se ci fosse Dio cesserebbe di essere tale.
    Il problema non è quindi quello dell’assenza della prova ma quello della mancanza del punto di vista. Ma se io non “posso” vedere è la mia impotenza a essere oggettiva, non l’assenza della prova. Questa è logica (che Odifreddi impari qualcosa).
    Altro assunto un po’ campato in aria è quello secondo il quale l’oggetto dell’indagine razionale dovrebbe essere soltanto qualcosa di razionalmente definibile. Ciò è un’evidente sciocchezza (scientista) perché tale risibile affermazione fa fuori in un colpo solo ogni estetica, ogni etica, ogni critica d’arte, ogni studio sulla psiche, oltre a tre quarti della storia della filosofia, visto che “bello”, “buono”, “artistico”, “psichico” non sono concetti razionalmente definibili (in modo oggettivo).
    A ciò bisogna aggiungere che, al di là delle affermazioni di facciata, questi signori sono dei saccenti anticlericali, paladini di ogni iniziativa, anche la più becera, che abbia come fine la rimozione del “religioso” dalla società.
    Mi dispiace, Ivo, per me sono solo marmaglia e quasi tutte le loro affermazioni sono culturalmente insignificanti quando non apertamente zotiche (dimostrarlo, tra l’altro, è la cosa più facile del mondo).

    Bernardo

  4. Sulle affermazioni di facciata e la vera natura dell’UAAR, lascio rispondere a qualche loro membro, nel caso passi da queste parti. Personalmente, non credo che siano tutti quanti cieca marmaglia anticlericale.

    Per quanto riguarda il resto, sono d’accordo che, se Dio è indimostrabile, l’assenza di dimostrazione può valere come dimostrazione o indizio di assenza. Per l’UAAR Dio, se esiste, è dimostrabile: pertanto il loro ragionamento può reggere, partendo dal loro assunto.

    Sulla mia sciocchezza scientista: insisto. Solo sul razionale si possono dire cose razionali. Ma razionale non coincide con sensato: di etica, estetica, arte, psicologia e così via si possono dire un sacco di cose sensate (anche un sacco di fesserie, è ovvio). Ma non si possono fare discorsi razionali, dove con razionali intendo dimostrazioni logico-matematiche.

  5. Cari saccenti
    la vostra logica è irrazionale come il vostro modo di vedere le cose. non penso affatto che l’essere anticlericale implichi divenire parte di un’ottusa marmaglia. anzi credo che la rimozione del religioso sia necessaria. e con il termine religioso non intendo assolutamente il culto in se, parte privata (e non pubblica del nostro essere). infatti il nostro è solo un chiaro riferimento all’ingiusta influenza sul contesto politico. se la chiesa si limitasse ad agire in un territorio circoscritto da una dominanza del credo stesso a livello sociale, allora sarei d’accordo. tuttavia l’imposizione è parte di questa chiesa. forse più che imposizione potrebbe essere definita influenza. ma come gli stati uniti “influenzano” il resto del mondo, la chiesa “influenza” l’Italia. l’esistenza della divinità è poi un’altra questione. se io ora volessi credere nella divinità Computer? come potresti tu rimarcare ed affermare la mia deficienza? e se magari scrivessi un libro su questa divinità? cpme potrebbe qualcuno tra 3000 anni negare la necessità di considerarlo come la colonna portante di un culto affermato? Se la divinità esiste, allora non deve certo essere identificata in una religione definita. lo stato indefinito del trascendente ed incomprensibile (peculiarità del divino)entra in contrasto con il concetto di dogma e verità. se poi qualcuno afferma che la chiesa è in possesso di queste verità, allora si torna al punto di partenza; io sono in possesso di un’altra verità: quella del dio Computer.
    In definitiva non penso che l’ateismo debba essere semplicemente tradotto con il negare la presenza di una divinità: forse questo è il senso originario del termine; io lo interpreto in maniera diversa: l’ateismo si oppone alla definizione di una divinità per mezzo dell’uomo. almeno questo è il mio pensiero. se non ho espresso ben ciò che penso prego i lettori di farmelo notare…..

  6. Chiaro. Non so quanto corrisponda al punto di vista degli altri atei, ma l’espressione “l’ateismo si oppone alla definizione di una divinità per mezzo dell’uomo” io la trovo molto limpida.

  7. Potrebbe essere solo un a questione di definizione. Dio (se esiste) è trascendente, e quindi non può in nessun caso essere immanente, non può ascoltare nè esaudire preghiere, non può fare miracoli, non può apparire sotto nessuna forma… (so che l’argomento è vecchio, ma) perché non ci si dovrebbe comportare come se dio non esistesse? questo implica anche che dio esisterebbe solo in quanto creatore dell’universo, o come “pilastro” che fa si che l’universo continui a esistere, ma senza “interferenze” nella vita quotidiana. Io, nonostante sia ateo, accetterei l’esistenza di un ente così definito, perché (e questo spesso si dimentica) essere atei non è solo nel senso privativo, ma soprattutto positivo di avere la forza d’animo di vivere come se un dio non ci fosse.

  8. Mi vengono in mente due problemi:
    Primo. Il Dio del cristianesimo non può essere completamente trascendente: i Vangeli narrano le concrete e reali vicende di un uomo che è Dio.
    Secondo. Non credo che la differenza sia tra vivere senza Dio e con Dio. Credo che sia soprattutto una questione di fiducia e di responsabilità, atteggiamenti che si danno a prescindere dall’esistenza di Dio.

  9. “Ma Dio è anche un atteggiamento, una condizione umana di fede nell’indimostrabile”

    No guarda io vivo in italia e ti posso garantire che dio e` un marchio registrato dalla chiesa cattolica vaticana, e lo “spiritualismo” di altri non fa che dar indirettamente manforte allo stato vaticano, poiche` la sproporzione di forza promozionale dello stesso e` evidente se rapportata all` ideuzza di un disgraziato anticlericale che pero` crede che comunque un dio esista ma di sbattezzarsi non ci pensa proprio.

    Dio non esiste.
    Questo e` un fatto.
    Fino a prova contraria RESTA una teoria.
    Confutare una teoria senza prove e` razionale e come!

    Ora che questa favoletta si protragga da millenni non comporta che la tesi “campata per aria e senza alcuna prova” si avvalori col tempo, anzi!

    Se non si e` riuscito a provarlo nei millenni e` un` aggravante che se mai svaluta la tesi in questione.

    Liberta` per tutti, ma ricordarsi:

    L` ateo non AFFERMA che dio esiste.
    L` ateo CONFUTA l` affermazione iniziale, perche` irrazionale, priva di prove, priva di senso, tappo all` ignoranza e oppio dei popoli da millenni.

    Pare che va bene dare del FALSO ad un dio in favore di un altro, ma non vada bene dare del FALSO a tutte le divinita` contemporaneamente.

    Se non e` irrazionale questo …

  10. Perche` poi rispondere ad un topic del 2007 invece di recarsi da un buon oculista … 🙂

  11. @ICE: Eh, lo so anche io che ultimamente Dio è “marchio registrato del Papa”, e conosco molte persone che si arrabbiano non poco di questo fatto, e buona parte di queste persone è credente.

  12. Se un omeopata afferma che l’omeopatia funziona (più del semplice placebo), esprime un’opinione senza nessuna evidenza scientifica (ovviamente l’omeopata dirà di avere fatto molti “studi”) a confermare le sue tesi.

    Ritengo che tale comportamento sia molto simile a chi dice che Dio (o gli dei) esiste, fa un’affermazione senza prove che la dimostrino.

    Sono dell’idea che non si possa vendere ciò che ancora non si possiede

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