Se A allora B

Il modus ponens è forse la regola di inferenza più semplice e immediata:

Se A allora B.
A.
Quindi B.

Se piove la strada è bagnata.
Piove.
Quindi la strada è bagnata.

La fallacia dell’affermazione del conseguente è la versione distorta del modus ponens:

Se A allora B.
B.
Quindi A.

Se oggi è domenica domani devo andare al lavoro.
Domani devo andare al lavoro.
Quindi oggi è domenica.

Riportate così, non è difficile smascherare la fallacia. In un discorso più ampio e articolato è invece facile scambiare la fallacia per l’inferenza, e prendere per dimostrazione quello che, al massimo, può valere come indizio.

Prendiamo questa dimostrazione della patogenicità della società senza padre, fornita da Claudio Risé nel corso di una intervista:

Lei ha scritto che la società senza padre è una società patogena. Entrando nel merito in cosa si manifesta questa patologia?
Le statistiche purtroppo parlano chiaro. Secondo i dati forniti in questi anni dagli uffici di censimento americani – e gli Usa sono un esempio significativo visto che stiamo parlando del Paese che è il pesce pilota dell’Occidente – il 90 per cento di tutti gli homeless, persone senza dimora, e dei figli fuggiti da casa, non avevano un padre in famiglia. Il 70 per cento dei giovani delinquenti ospitati in istituzioni statali venivano da famiglie dove non c’era il padre. L’85 per cento dei giovani che si trovano in carcere sono cresciuti senza padri. Il 63 per cento dei giovani che si tolgono la vita hanno padri assenti.

Ripulito, il ragionamento è:

Se il padre assente è causa di figli disadattati (A), allora i figli di padri assenti sono disadattati (B).
Le persone disadattate hanno avuto un padre assente (B).
Quindi il padre assente è causa di figli con problemi (A).

È la fallacia dell’affermazione del conseguente. Le statistiche parlano chiaro, ma Risé non sa ascoltare: avrebbe dovuto cercare la percentuale di disadattati tra i figli di padri assenti, non il contrario.
I numeri citati da Risé al massimo costituiscono un indizio, ma forse neppure questo: essendo statistiche americane, è facile immaginare che ben più del 63 per cento dei giovani suicidi parli inglese, che sia la lingua di Shakespeare a indurre le persone a togliersi la vita?

Un altro esempio notevole è dato dal dibattito sulla cannabis.

La maggioranza dei tossicodipendenti da droghe cosiddette ‘pesanti’ ha iniziato con il fumo di marijuana. Una ricerca evidenzia come, tra quelli che avevano usato cannabis più di 1.000 volte, il 90% utilizzasse anche altre droghe illegali, mentre, tra coloro che non avevano mai usato cannabis, solo il 6% utilizzava droghe pesanti. Un’altra ricerca ha dimostrato che ragazzi tra i 12 e 17 anni che avevano fumato cannabis erano 85 volte più predisposti a usare cocaina dei loro coetanei drug free della stessa età.

Questa, secondo il sito della comunità di San Patrignano, dovrebbe essere la confutazione dell’affermazione “La cannabis non porta all’uso di altre sostanze”.
È la stessa fallacia dell’argomento di Claudio Risé: la percentuale di consumatori ‘pesanti’ che hanno iniziato con la cannabis può essere un indizio, ma per la confutazione desiderata bisognerebbe andare a vedere le percentuali di consumatori di cannabis che sono poi passati ad altre droghe.
Posso immaginare che tra i corridori professionisti più del 90% sia andato almeno 1000 volte a correre nel parco. E immagino anche che anche meno del 6% di coloro che non sono mai andati a correre nel parco sia corridore professionista. Vi sentireste di affermare che andando a correre nel parco avete buone possibilità partecipare alle prossime olimpiadi?

Ho scritto questo testo il 18 marzo 2007, che è una domenica: la conclusione del mio esempio di ragionamento fallace è curiosamente corretta. Può capitare. I padri assenti possono davvero essere la causa della patologia dell’occidente, insieme alle mogli e ai figli che non prendono più il cognome del marito, al collettivismo sovietico delle leggi sulle coppie di fatto e al disturbo post traumatico da stress (PTSD) dei ragazzi dovuto alla legalizzazione dell’aborto. Similmente, la cannabis può davvero essere una droga di passaggio.
Non lo so, e continuerò a non saperlo finché non mi forniranno argomentazioni più solide della fallacia dell’affermazione del conseguente.

PS: Non posso citare Claudio Risé senza segnalare il curioso problema tecnico nel quale è incappata Inyqua.

5 commenti su “Se A allora B

  1. Sei un abile con le parole.
    Ma certi sofismi sono debolucci e lasciano al lettore la spiacevole sensazione di presa per i fondelli. Infatti “ripulendo” il ragionamento di Risé gli hai fatto dire cose che non ha detto.
    Dire che c’è una elevata correlazione tra situazioni di disagio e l’assenza del padre non significa dire che il padre assente è SEMPRE causa di figli disadattati quindi TUTTI i figli di padri assenti sono disadattati, ma evidenziare un fattore di rischio che quindi andrebbe ridotto il più possibile.

    E’ ovvio che non tutte le correlazioni statistiche hanno lo stesso peso.
    Mettere sullo stesso piano la lingua parlata e l’assenza di una figura paterna nella crescita di un bambino può andar bene come esercizio puramente retorico, che non aggiunge valore alla discussione.

    Comunque quelle statistiche che invochi ci sono già. Ad esempio, potresti studiarti questo rapporto inglese sul crollo delle famiglie come radice del disagio sociale.
    Se gradisci una traduzione dell’introduzione…

    “Il crollo della famiglia, sia per dissoluzione, disfunzione o assenza del padre, presenta molti effetti diversi, solo pochi dei quali hanno un esito positivo per gli individui, la cerchia familiare e la società in generale. All’interno di un gruppo rappresentativo composto da 2.447 individui britannici sui quali è stato condotto un sondaggio da YouGov per questo gruppo politico, i problemi sociali si sono rivelati più evidenti tra coloro che avevano avuto un’esperienza diretta di crollo della famiglia. Era molto più probabile che chi non era stato allevato da entrambi i genitori avesse dovuto affrontare problemi educativi, dipendenza dalla droga, problemi con l’alcol, seri debiti finanziari o disoccupazione. Da solo questo sondaggio dimostra la correlazione piuttosto che la causa. Tuttavia ci presenta una valida indicazione della gamma di problemi tipicamente associati al crollo della famiglia.”

  2. Grazie per il complimento iniziale, anche se probabilmente non voleva essere tale, e grazie anche per avermi segnalato il rapporto inglese.
    Ho letto solo il breve passaggio che citi, e noto che si parla di crollo della famiglia, di persone non allevate da entrambi i genitori e si parla di correlazione piuttosto che di cause.
    Forse faccio dire a Risé cose che non ha detto, ma mi era sembrato che lo psicoanalista junghiano parlasse di assenza del padre (che è una cosa diversa dal crollo della famiglia) come causa patogena (e una causa patogena non è una correlazione).

  3. «Vi sentireste di affermare che andando a correre nel parco avete buone possibilità partecipare alle prossime olimpiadi?»

    Mi tiro fuori da discorsi quali “è una discussione molto teorica” o “questo è un ragionamento, ma è vero in astratto”…
    Noto solo una cosa: sopra fai degli esempi di relazione tra corsa nel parco e corsa professionale che possono essere tradotti in termini di probabilità.
    Ma poi dici: “quindi, forse se vado io a correre nel parco ho alte possibilità di andare alle olimpiadi?”
    No, ovviamente! Ma perché è un caso eterogeneo rispetto a quelli precedenti, di probabilità manipolata!
    Se ci sono tot possibilità percentuali di avere una bomba sull’aereo e quasi nulle di averne DUE, non basta che io salga di persona sull’aereo con una bomba in zaino per essere quasi certo di non saltare per un attacco dinamitardo! E’ una leggenda metropolitana!
    Se io invece sono uno scopritore di talenti dal piè veloce, troverò invece molto sensato sedermi su una panchina del parco e osservare chi corre.
    ciao Ivo! 🙂

  4. Sì, per uno scopritore di talenti andare al parco è più sensato che andare al cinema o rimanere a casa. Però, se io fossi alla ricerca del maratoneta da mandare a Pechino più che al parco andrei ad assistere ad alcune competizioni locali.
    La probabilità oggettiva non esiste, esiste la nostra conoscenza degli eventi (ho appena letto alcuni articoli di Bruno de Finetti…). Nel caso dei terroristi, so che la mia bomba non ha influenza sulle intenzioni dei terroristi; per la corsa e la cannabis so che una relazione c’è, ma dubito che sia una relazione solida e vincolante. Insomma, non me la sentirei di scommettere che un qualsiasi fumatore di cannabis passerà a prendere l’eroina o che un qualsiasi corridore della domenica diventerà professionista. Magari la mia è una conoscenza incompleta (non sono un esperto), ma per ora nessuno mi ha convinto del contrario (d’altra parte, il fatto di non dover necessariamente passare all’eroina non basta a convincermi di diventare un consumatore di cannabis)

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